Il diario di bordo

VENERDÌ 8 OTTOBRE

A poco più di un mese dalla fine della prima missione, la ResQ People è salpata di nuovo verso la frontiera letale del Mediterraneo Centrale. L’8 ottobre è partita da Porto Empedocle con un equipaggio di 21 persone provenienti da quattro diversi Paesi.

A bordo, oltre ai professionisti marittimi, una squadra di volontari specializzati per assistere i naufraghi soccorsi, tra cui un medico e un’infermiera, mediatori e mediatrici culturali, soccorritrici e soccorritori, un logista, un cuoco. 

LA NOTTE TRA SABATO E DOMENICA

A poche ore dalla partenza la ResQ People si è già trovata a dover soccorrere una barca in difficoltà: nella notte tra sabato e domenica, dopo una segnalazione arrivata sul Navtex, si è diretta verso un’imbarcazione in distress e ha salvato le 59 persone a bordo. Il barchino di legno su cui si trovavano era partito da Zuwara, Libia, ed era stato in mare per circa 24 ore: non avevano più acqua né cibo, e avevano finito la benzina. 

Una donna sorridente, con indosso un giubbotto di salvataggio, e due soccorritori della ResQ People

Tra i 59 naufraghi soccorsi anche 6 donne, una in stato di avanzata gravidanza, e 17 minori. I sopravvissuti provengono prevalentemente da Siria, Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan e Egitto; ma anche Yemen, Nigeria, Libia, Gambia, Costa d’Avorio: un terribile atlante di guerre, persecuzioni e povertà. In serata, la ResQ People ha chiesto a tutte le autorità marittime competenti un porto sicuro dove sbarcare i naufraghi.

DOMENICA 10 OTTOBRE

A bordo della nave ci prendiamo cura dei naufraghi. “Se la ResQ People non fosse stata in mare, forse sarebbero morti. Invece ora sono al sicuro” – racconta Lia Manzella, vicepresidente di ResQ. “Ed è stato possibile salvarli solo grazie alla generosità e all’impegno di tutte e tutti i cittadini che sostengono ResQ: grazie!”.

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Evacuazione medica di un paziente, con la Guardia Costiera italiana

lunedì 11 OTTOBRE

Abbiamo chiesto l’evacuazione medica di uno dei naufraghi a bordo della ResQ People: un ragazzo con gravi problemi di salute pregressi, che aveva bisogno di un ospedale con urgenza. Abbiamo perciò navigato verso Lampedusa, dove la Guardia Costiera italiana (grazie!) ci ha raggiunto e ha proceduto all’evacuazione del paziente.

Il gommone indicato da Alarm Phone (Foto di Victor Britto)
MARTEDÌ 12 OTTOBRE

In tarda mattinata abbiamo raccolto l’appello di Alarm Phone, che ha segnalato un caso di distress al confine tra zona SAR maltese e libica. Circa 100 miglia nautiche da noi, oltre 11 ore di navigazione: molto lontano, ma poiché in questi giorni siamo l’unica nave della flotta umanitaria civile in mare abbiamo deciso di mettere la prua a sud. Una corsa contro il tempo, purtroppo persa. Siamo arrivati nel luogo del distress, nei pressi della piattaforma di Sabratha, alle 20.30 circa e abbiamo trovato solo un gommone nero abbandonato: i libici avevano già intercettato i naufraghi. Salvati dal mare, per una volta, ma riportati all’orrore e riconsegnati al traffico di esseri umani. Come altre 25mila persone solo quest’anno (Leggi il racconto di Lia pubblicato su Domani) 

MERCOLEDì 13 OTTOBRE

A bordo della ResQ People ci prendiamo cura dei nostri ospiti: il medico e l’infermiera controllano tutti, c’è da preparare e distribuire la colazione, il pranzo e la cena, e bisogna anche trovare il modo di impegnare il tempo mentre siamo in attesa dell’indicazione di un porto di sbarco: oggi la nostra mediatrice culturale ha improvvisato una piccola lezione di italiano. “Io mi chiamo”, “Da dove vieni?”.

Lezione di italiano a bordo della ResQ People (Foto di Maso Notarianni)
La gioia a bordo all'annuncio di un porto sicuro (Foto di Maso Notarianni)

GIOVEDÌ 14 OTTOBRE

La ResQ People ha ricevuto l’indicazione di un porto sicuro dove sbarcare i 58 naufraghi ancora bordo e si è diretta verso Pozzallo, dove è arrivata nella tarda serata. A bordo è scoppiata la gioia: per essere stati salvati dall’acqua, per essere stati salvati dall’inferno libico, per la certezza – finalmente – che sbarcheranno in un porto sicuro e che nessuno li riporterà nelle mani dei trafficanti, come invece succede a chi viene respinto.

venerdì 15 OTTOBRE

La ResQ People ha attraccato al molo di Pozzallo e le 58 persone che erano state soccorse nella notte fra sabato e domenica sono sbarcate. La nave con il suo equipaggio ha poi iniziato la sua quarantena all’ancora davanti al porto.

È solo con lo sbarco in un porto sicuro che si può considerare concluso un soccorso. È una grande emozione vedere queste persone scendere finalmente a terra, al sicuro. Si conclude così la seconda missione della ResQ People, iniziamo a lavorare per preparare la prossima: dateci una mano.

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Lo sbarco a Pozzallo (Foto di Maso Notarianni)