Nell’anno scolastico 2022/2023, più di 6.300 studenti sono stati raggiunti dagli incontri di ResQ (e oltre 9.000 con l’anno precedente!): scriverlo ci lascia quasi increduli. Eppure è così: grazie ai nostri volontari e al lavoro degli equipaggi di terra, abbiamo portato le storie di chi parte e di chi attraversa il Mediterraneo in decine di scuole, realizzando decine di incontri – due a settimana – non solo a Milano e in Lombardia, dove è più forte la presenza dei volontari di ResQ, ma anche a Torino, Roma, Bologna… arrivando fino all’Isola d’Elba. Siamo sempre stati accolti da tanto entusiasmo e dal desiderio di comprendere, che si sia trattato di scuole primarie, medie o superiori: ecco qualche racconto.
Imparare a vedere le sfumature
Camilla Romanò è mediatrice culturale. Nel 2021 ha partecipato alla prima missione della ResQ People nel Mediterraneo Centrale e quest’anno ha partecipato a molti incontri di ResQ nelle scuole superiori.
“Ero salita sulla nave perché desideravo poter essere testimone e quell’esperienza si è rivelata preziosa per il lavoro che affrontiamo con gli studenti”. Il tema migratorio, spiega Camilla, è un tema che può “non arrivare”. Quando accade non è per mancanza di sensibilità dell’interlocutore, ma perché l’argomento non è ancora abbastanza affrontato a scuola, mancano gli strumenti per comprendere davvero, o semplicemente va trovata la chiave giusta per entrare in sintonia con i ragazzi e con il loro mondo. “Quando racconto le storie dei loro coetanei che ho incontrato, quando do un nome e un volto a quelli che altrimenti rimarrebbero solo numeri, loro spesso rimangono increduli, basiti”.
Camilla racconta un incontro particolare avvenuto in un istituto professionale, con un ragazzo di sedici anni molto scettico di fronte all’idea dell’imparzialità e della neutralità del salvataggio. Al termine dell’incontro, le si è avvicinato dicendole “Grazie, mi hai aiutato a vedere le cose in maniera diversa, di solito vedo tutto bianco o nero, ma oggi ho visto le sfumature.. avevo bisogno di ragionare”.
L’attesa del lieto fine
Giampaola Galli è una volontaria dell’equipaggio di Saronno e quest’anno ha incontrato soprattutto ragazze e ragazzi della scuola media inferiori.
“Sono sempre pieni di entusiasmo, reattivi, propositivi. Si immergono in un silenzio assoluto durante i video delle missioni, danno un’attenzione estrema ad ogni particolare e puntualmente fanno collegamenti, chiedono spiegazioni e fanno le loro riflessioni”.
Colpisce di solito il gioco del “Salgo a bordo perché…”, “Ti salvo perché…”, i ragazzi entrano facilmente in relazione con chi si trova in mare e scrivono: “Per restituirti un po’ della fortuna che ho avuto”, “Perché è importante per me e per te”, “Perché sei in pericolo”, “Perché provo a mettermi nei tuoi panni”.
E forse proprio perché riescono ad immedesimarsi in queste storie, Giampaola racconta del silenzio e dell’attenzione che si crea nel momento del racconto, dell’attesa che si legge nei loro occhi per un finale positivo e della tristezza che li attraversa nel dover constatare, come nel caso del piccolo Alan Kurdi o di Samia Yusuf Omar, che questo lieto fine spesso non può esserci.