“Solo in queste prime settimane di gennaio abbiamo incontrato oltre 500 studenti e la nostra agenda è già piena per i prossimi mesi” dice Francesca Fabris, insegnante, socia fondatrice e referente del progetto di ResQ nelle scuole italiane. “Abbiamo chiuso il 2023 con più di 5.000 ragazze e ragazzi raggiunti dai nostri laboratori ed è bello vedere che in molti casi gli insegnanti ci ricontattano, chiedendo di ripetere l’esperienza da un anno scolastico all’altro”.
Dal 2022, quando le attività nelle scuole sono iniziate, ResQ è arrivata sui banchi di oltre 10.000 studenti: l’obiettivo è coinvolgerli in un dialogo aperto e diretto, rispondendo alle loro domande, per una narrazione sulle migrazioni sganciata dai pregiudizi e dalle false notizie, e fondata invece sui diritti, sulla legge e sulla conoscenza.
Tra le scuole che hanno più volte richiamato ResQ ad incontrare le proprie classi c’è l’Istituto Belluzzi Fioravanti di Bologna. Il progetto ha coinvolto nell’anno scolastico 2022/2023 una quindicina di classi della secondaria di 2° grado, poco meno di 300 alunni in 4 diversi incontri, per arrivare proprio nelle ultime settimane ad interessare altre 200 ragazze e ragazzi di 10 classi prime.
“Quello che ResQ porta a scuola è una prospettiva trasversale – racconta una delle insegnanti, Laura Zanghì.
“Del tema della migrazione si osservano le cause, gli effetti e anche i passaggi intermedi del ‘viaggio’, con un focus sui salvataggi in mare. Questo permette di avvicinare l’argomento evitando i luoghi comuni più diffusi”.
L’IIS Belluzzi Fioravanti, come tante realtà scolastiche nel nostro Paese, presenta un’alta percentuale di studenti di prima e seconda generazione, con storie e vissuti variegati, bisognosi di essere raccontati, riconosciuti e valorizzati. “Abbiamo aderito al progetto proprio per la forte vicinanza dei nostri studenti al tema della migrazione, per trasmettere i valori di inclusione e interculturalità – continua la professoressa Zanghì. “Crediamo sia importante sensibilizzare e portare alla consapevolezza di ciò che potrebbe aver passato un proprio compagno di classe. Abbiamo coinvolto in particolare ragazzi di 13 – 14 anni, che nella maggior parte dei casi hanno una conoscenza ancora superficiale del fenomeno”.
L’esperienza si è rivelata positiva? La risposta è “assolutamente sì”, sempre nelle parole della prof. Zanghì, a cui lasciamo anche la conclusione: “L’incontro tra i volontari e i ragazzi e le ragazze è stato d’impatto. Il linguaggio, i materiali proposti, la modalità interattiva hanno stimolato molte domande: il fatto di calare in situazione l’idea di migrazione, spesso teorica e distante, ha innescato la curiosità di ragazzi e ragazze che si sono sentiti liberi e libere di chiedere, intervenire, dire la loro opinione, dibattere, ascoltare e anche cambiare idea, sicuramente affinando la propria sensibilità”.