
Il racconto dei nostri Alessandro, Francesco e Corrado che nei giorni scorsi sono stati a Trieste, dove ResQ è presente con le sue volontarie e i suoi volontari a supporto di ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e delle altre realtà che da anni sono impegnate su questo confine.
Elena, Erica e Carlo. Sono i tre volontari di ResQ People Saving People che abbiamo incontrato a Trieste durante il nostro ultimo viaggio sul confine di terra. Tre giorni a contatto con una realtà allo stesso tempo dura e accogliente. Il centro diurno, la distribuzione del cibo la sera di fronte alla stazione, il dormitorio. Ma anche le storie di chi come Pramadh è arrivato in Italia dopo 17 mesi di cammino dall’Afghanistan, attraversando confini e frontiere dove ogni volta è stato derubato e picchiato, dovendosi fermare per quasi un anno in Turchia a lavorare, per trovare i soldi e mettersi poi in mano ai trafficanti.
L’accoglienza a Trieste è gestita dalle associazioni che ogni giorno provano a rispondere alle emergenze degli arrivi. Ma i posti letto non sono mai abbastanza. Sono poco più di cinquanta e Gianfranco Schiavone di ICS, che coordina le varie attività sul territorio, ci ha detto che ne servirebbero almeno venti o trenta in più.
Così i giovani e i ragazzi sono costretti a dormire negli ex magazzini del porto di epoca austro-ungarica ormai in disuso, proprio dietro il Silos, chiuso ormai da giugno 2024. Un girone dantesco, dove ci si scalda con la legna, bruciando anche plastica, senza finestre, in mezzo a sporcizia ed escrementi, senza acqua, senza luce, con poche coperte messe in terra.
Siamo li dove bisogna essere, per dare un po’ di conforto.