Nei primi giorni di aprile c’è un nuovo naufragio davanti alle coste libiche: 4 sopravvissuti sono stati soccorsi da una nave commerciale – e ricondotti nella Libia da cui erano riusciti a scappare – ma 84 persone risultano disperse. Vanno ad aggiungersi al già drammatico bilancio delle vittime di questa crisi umanitaria, spesso avvolta dal silenzio, e che non conosce fine.
Da molti anni, dicono le Nazioni Unite, il Mediterraneo è la frontiera più letale
al mondo per le donne, gli uomini e i bambini che sono costretti ad attraversarla.
Dopo il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, davanti a 368 bare, l’Italia e l’Europa dissero “Mai più”. Da allora, almeno 23mila persone hanno perso la vita nel nostro mare. Alcune stime sono molto più alte ed è impossibile conoscere il bilancio esatto delle vittime: molte di loro non saranno mai ritrovate.
Da gennaio a metà aprile 2022, nel Mediterraneo centrale si sono contati almeno 340 dispersi e 77 morti. Nel 2021 l’anno si era chiuso con almeno 891 dispersi e 662 morti.
Alle vittime in mare si aggiungono le vittime dei respingimenti operati dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Da gennaio a metà aprile 2022, già 3.968 persone sono state intercettate in mare e riportate in Libia contro la loro volontà. Nel 2021, almeno 32.425 persone hanno subíto la stessa sorte.
È per tutte e tutti loro, per salvare vite e salvaguardare diritti umani, che è nata ResQ People Saving People.
Nel 2021 abbiamo acquistato la nostra nave, la M/V ResQ People, e siamo partiti per le prime due missioni di soccorso, portando in salvo 225 uomini, donne e bambini.
Stiamo preparando la prossima missione: sali a bordo con una donazione, torniamo in mare insieme.