A terra
“Arrivano senza più niente ai piedi, o quasi. Affamati, feriti, stravolti.
A volte hanno in mano dei fogli di via e non sanno cosa siano.
D’estate arrivano anche 150 persone al giorno, il sistema di accoglienza dello Stato è totalmente insufficiente per rispondere ai bisogni, garantire diritti e dignità di uomini, donne e bambini.
È per loro che abbiamo aperto il progetto Trieste”.
Perché ResQ è a Trieste?
Se l’acqua del Mediterraneo è la frontiera più letale al mondo, le rotte di terra che portano in Europa non sono meno violente e drammatiche per uomini, donne e bambini che le percorrono in cerca di rifugio o di una vita migliore. È per salvaguardare diritti e dignità umana, in terra come in mare, che le volontarie e i volontari di ResQ hanno iniziato ad operare a Trieste, a supporto di ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e delle altre realtà che da anni sono impegnate su questo confine.
Da tempo, ICS Consorzio Italiano di Solidarietà è impegnato, in rete con molte altre realtà del territorio, per assistere i sopravvissuti a questa rotta. Abbiamo deciso di mettere le volontarie e i volontari di ResQ a disposizione di chi già opera con conoscenza e competenza in questa zona di frontiera, per non perdere tempo, per rendere più efficace l’aiuto.
In Piazza della Libertà, ogni sera, Lorena Fornasir e Linea d’Ombra accolgono chi arriva e offrono le prime cure alle piaghe del viaggio: la rotta balcanica è un inferno di terra, la sua mappa è incisa sul corpo di chi la attraversa.
D’estate, quando gli arrivi sono di più, il sistema di accoglienza dello Stato è del tutto insufficiente. Chi non riesce a trovare un posto per la notte resta per strada o al vecchio silos, in condizioni precarie, pericolose e lontanissime dalla minima dignità umana.
“Spesso arrivano di notte, vanno attorno alla stazione e ci rimangono, perché sperano di ripartire in poche ore”. Vicino alla stazione c’è il centro diurno: si può stare al caldo, mangiare, trovare vestiti e lezioni di base di italiano, uno sportello legale per conoscere i propri diritti, ricevere assistenza sulle richieste di asilo, eventualmente denunciare gli abusi subiti durante il viaggio.
Ecco perché le volontarie e i volontari di ResQ sono a Trieste: insieme a ICS, DONK, Linea d’Ombra e le altre realtà impegnate sul territorio, offriamo assistenza diretta presso il Centro diurno, l’ambulatorio medico aperto ogni pomeriggio dal lunedì al venerdì, e nell’ambito del lavoro di strada. Cibo, coperte, assistenza sanitaria o legale, mediazione culturale: in terra come in mare, cerchiamo di salvaguardare diritti e dignità di tutti.
A. ha un piede gonfio come una zampogna, le ferite sono purulente. Serve un forte antibiotico. Racconta che ha camminato molto, dal Pakistan a qui, ma quello che vediamo lo deve agli ultimi otto giorni: scalzo, al confine tra la Croazia e la Slovenia, il fango ha infettato le sue piaghe. Ora gli passiamo anche una tazza di tè, e un paio di scarpe nuove.
L. ha ventisei anni e un braccio sfigurato: “Sono stati i cani i cani della polizia sul confine turco-greco. Mi hanno fatto molto male”. Invece M., ventitré anni, ha gli occhi sbarrati sul lettino dell’ospedale. È partito dall’Afghanistan, ha camminato mesi per arrivare per arrivare in Italia, Compagno costante, un tremendo dolore al petto. Ma oggi il dottore lo rassicura, non è grave. Forse solo la fatica: ha attraversato l’inferno.
Aiutaci sulla frontiera di Trieste, per praticare diritti e salvaguardare la dignità di uomini, donne e bambini. Dona per sostenere il lavoro dei nostri volontari, o decidi di impegnarti sul campo per una o più settimane.