A inizio aprile, il Parlamento europeo ha approvato la nuova normativa su migrazioni e asilo (che dovrà essere ratificata dal Consiglio europeo, ovvero al coordinamento degli Stati membri dell’Ue). Come hanno subito denunciato molte realtà della società civile, l’accordo ha come risultato che chi chiederà asilo in Europa non avrà più alcun diritto reale all’esame pieno della richiesta di protezione internazionale e potrà essere detenuto alle frontiere dell’Unione. Insomma, sempre più “Fortezza Europa”, sempre più naufragio dei diritti.
Una regolamentazione che fondamentalmente si basa su logiche di chiusura e respingimento anziché solidarietà e accoglienza. Le nuove normative prevedono procedure accelerate alla frontiera, screening sommari e confinamenti forzati per i richiedenti asilo, trasformando di fatto i sistemi di accoglienza in sistemi di detenzione.
Inoltre, il meccanismo di solidarietà previsto dal Patto può essere facilmente aggirato, rendendo la collaborazione tra Stati membri dell’UE poco più che un accordo per il respingimento delle persone in cerca di protezione. «Non solo», ha dichiarato Gianfranco Schiavone, presidente di Ics e membro di Asgi, «il Paese può assolvere al proprio obbligo semplicemente pagando un Paese terzo, fuori l’Unione europea affinché attui politiche di contenimento e respingimento. Siamo davanti all’assurdo: esprimo la mia solidarietà pagando la Libia, la Tunisia. L’Unione ha trasformato la solidarietà in un sodalizio criminoso».
Si tratta, in definitiva, di una riforma che va a discapito dei diritti fondamentali delle persone migranti e che umilia il concetto stesso di solidarietà europea.